B.Serpieri - 13/07/2017 :
Un gel tensore liftante in cosmesi funzionale
sequenziale.
Tra i prodotti funzionali sequenziali
sperimentali, di recente, ne ho inserito uno
che sembra avere notevoli capacità sulla
riduzione delle rughe. In commercio vengono
pubblicizzati molti prodotti del tipo con
effetti vistosi ma transitori e che
spesso danno irritazioni ed
arrossamenti della pelle.
Il concetto di base e di partenza è quello
di ritenere, come è noto, la cute un tessuto
che con il passar del tempo perde le sue
capacità elastiche, per riduzione della
produzione di elastina ed acido ialuronico
da parte dei fibroblasti, formando rughe le
cui origini sono differenti per ciascun
distretto corporeo.
Ad esempio, quelle della mano, considerata
la lassità e lo spessore della pelle, sono
solitamente rughe da estroflessione
determinate unicamente dalla perdita di
elasticità, come un palloncino sgonfio.
Le rughe del viso invece riconoscono tre
fattori importanti l’adesione della pelle ai
piani muscolari sottostanti (muscoli
mimici o pellicciai) , lo spessore e la perdita di
elasticità.
La pelle del viso quindi è sottoposta in
prevalenza all’azione dei muscoli mimici ed
alla perdita di elasticità.
Le pieghe dovute a perdita di elasticità
possono essere contrastate da una sostanza
con effetto tensore che agisca per lungo
tempo, il tono muscolare invece da sostanze botox-like.
Il prodotto denominato MINUS lifting tens A,
formulato con ingredienti altamente
tollerati dalla pelle,
si propone di dare un effetto di stiramento
sulle rughe e di interferenza sul rilascio
di acetilcolina a livello della placca
motrice dei muscoli mimici facciali
attraverso l'associazione sinergica di due
neuropeptidi, 'argireline e leuphasil',
dosati ad elevata concentrazione (10%).
La logica funzionale sequenziale ne
considera fondamentale anche la modalità di
utilizzo di seguito riportata.
USO:
Preferibilmente di notte ma anche di giorno
per eventi particolari o altro.
APPLICAZIONE:
Su pelle perfettamente pulita, da solo,
oppure prima o subito dopo
l'assorbimento completo delle usuali creme
notte/giorno.
Trattamento notturno:
Dopo accurato lavaggio del viso:
Stendere uno strato uniforme di gel sulle
rughe da trattare, lasciare asciugare
completamente all'aria senza toccare i punti
trattati.
Successivamente sovrapporre un sottile
strato di crema notturna usuale.
Fare in modo che durante il riposo notturno
le parti trattate non vengano in contatto
con indumenti, cuscini o lenzuola. Al
mattino successivo, detergere il viso ed
utilizzare le usuali creme giorno.
Trattamento diurno:
Dopo aver lavato il viso:
Stendere uno strato uniforme di gel sulle
rughe da trattare e sulle linee
gravitazionali del viso (orecchio/naso),
lasciare asciugare completamente all'aria
senza toccare i punti trattati.
Sovrapporre l'usuale crema giorno, in strato
sottile, delicatamente fino a completo
assorbimento. Ovviamente, affinché, dopo la
crema, l'effetto tensore si manifesti
di nuovo, bisogna attendere qualche minuto.
Stendere quindi, se necessario, un prodotto
a base di polveri (fard, ciprie, ecc.).
Controllo tensione:
E' possibile controllare il livello di
tensione prodotta dal gel in questo modo:
Spalmare un primo strato sottile di gel,
lasciare asciugare.
Il livello di trazione massimale si
evidenzia ai bordi dell'area quando
cominciano a comparire delle piccole
plissettature.
Se il livello di trazione è troppo basso,
sovrapporre un altro strato di gel; se
troppo alto cospargere sull'area interessata
un sottile velo di acqua controllando il
perimetro dell'area.
Controllo linee gravitazionali:
Le linee gravitazionali sono quelle linee
virtuali che, partendo dall'angolo della
bocca e dal naso, arrivano all'orecchio.
Quando si vuole ottenere lo spianamento
delle naso-geniene, quei solchi antiestetici
partenti dalla base delle narici fino agli
angoli della bocca, che di fatto separano le
guance dalla bocca, il gel va spalmato
partendo dalla linea profonda del solco
verso le guance, in modo da seguire le linee
gravitazionali. A prodotto asciugato,
verificare ed eventualmente procedere a
piccoli ritocchi.
N.B. In caso di applicazione del preparato
dopo la crema viso, l'effetto tensore si
riduce ma non si annulla e tanto più rimane,
quanto più a lungo il gel è rimasto sulla
pelle.
Eventuali sfarinature del gel che potrebbero
evidenziarsi dopo qualche ora
dall'applicazione, possono essere corrette
umettando la zona con acqua, in emergenza
anche con la saliva.
B.Serpieri - 21/11/2016 :
Il
costo dei principi funzionali nei cosmetici.
Nessuno mai si è chiesto quanto acido ialuronico
c'è in un cosmetico? Be! Facciamo un pò di
conti. L'acido ialuronico, sotto forma di
sodio ialuronato, quello più usato, prodotto
in laboratorio (che di bio ha ben poco) , si
presenta come una polvere bianca da
idratare. Un grammo sciolto in acqua, costo
circa 2,20 euro, produce un gel abbastanza
consistente se sciolto in 99 grammi di
acqua. Poi servono conservanti ecc. Quindi
quando, in una crema, troviamo l'acido ialuronico
pubblicizzato oltre 1% o 2% si tratta di
una bufala perché, se utilizzato il principio funzionale tal
quale, il composto derivato sarebbe tanto
duro da essere inutilizzabile. La serietà è
propria di quelle ditte che forniscono l'INCI
corretto e veritiero
dei loro prodotti. Trovare, in una crema
viso, il sodio ialuronato tra la 10A e 15A
posizione è indice di serietà della ditta
produttrice se il prodotto è indicato come
idratante. Diversamente in commercio vi sono
creme, anche di costo elevato e date come
idratanti a base di acido ialuronico, dove
lo ialuronato di sodio e posto dopo i
conservanti. Identico discorso va fatto per
i peptidi biomimetici perché nelle
soluzioni commerciali (10g. € 8/10) il
principio attivo è lo 0,05% quindi se
indicati dopo la 20A posizione
presumibilmente ce ne sarà una
quantità di circa 0,000025 grammi. Fatevene
un'idea dell'efficacia di tali cosmetici.
B.Serpieri -
29/11/2016 :
La Cosmesi funzionale sequenziale frazionata
"Farmona" indicata da Minus Evidence.
Tutti gli esseri viventi sono governati da
ritmi biologici in armonia con i periodi dell'anno e
con l'alternarsi delle stagioni. Così anche
la specie umana. Quindi le stagioni,
soprattutto per condizioni climatiche,
influiscono sull'apparato
tegumentario deputato a svolgere le funzioni di
rivestimento, secrezione, termoregolazione,
attività sensoriale e protezione
dell'organismo, nei vertebrati è costituito
dalla pelle e dagli annessi cutanei. Dunque
è necessario adattare la cura della pelle
facendo in modo chel'azione cosmetica,
idratante, schiarente, rivitalizzante
e antirughe si alterni in armonia con i periodi
stagionali. L'autunno e l'inverno sono
le stagioni in cui dedicare alla nostra
pelle cure schiarenti e
rivitalizzanti. La primavera e l'estate
invece sono periodi adatti all'idratazione e
all'uso di prodotti antirughe. Nel catalogo
sono elencati quattro set di associazione
prodotti con specifiche finalità. Ad esempio
il set schiarente si compone di tre
prodotti: una crema notte, un prodotto
concentrato e una crema giorno. Il
set idratante
di una crema giorno/notte ed un
prodotto concentrato. Il
set antirughe
di tre prodotti: un siero, una
crema notte e una crema giorno. Il
set rivitalizzante con
azione esfoliante da: un prodotto
peeling, una crema notte ed una crema giorno.
Nel catalogo sono inoltre riportate precise indicazioni per il loro utilizzo.
Ovviamente vi sono degli intervalli da
rispettare affinché la pelle possa riposare
senza essere sollecitata continuamente da
stimoli funzionali. Ecco quindi la necessità
di utilizzare dopo ogni trattamento
funzionale della durata di circa due mesi,
prodotti semplicemente emollienti ed
addolcenti come quelli della serie
Herbal Care distinti
per pelli grasse, secche, miste e mature.
B.Serpieri - 01/12/2016
: IN COSMESI: IONOFORESI IONTOFORESI
ELETTROPORAZIONE RADIOFREQUENZA
Continuo a leggere sul web tante stupidate
su effetti miracolosi prodotti utilizzando
le tecnologie e le metodiche in
intestazione.
Allora è proprio il caso di fare alcune
considerazioni e puntualizzazioni in
proposito.
Tra ionoforesi e iontoforesi, l'unica
differenza è nel tipo di elettrodi adoperati
che nella iontoforesi sono di forma
particolare ed adatti al dosaggio del
principio attivo.
La ionoforesi è una metodica di
trasferimento di principi attivi, in forma
ionica, attraverso la pelle utilizzando una
corrente continua. La metodica non è in
grado di dare alcun beneficio, se non
correttamente applicata.
La cute rappresenta una barriera che deve
essere opportunamente trattata per poter
consentire il trasferimento ionoforetico,
allora:
1) pulizia radicale dell'area da trattare
con detergenti molto attivi, nel caso
soluzione 50% alcool etilico ed acetone.
2) mai utilizzare creme o soluzioni grasse;
3) utilizzare prodotti ionizzabili;
4) la sostanza da veicolare deve avere una
molecola piccola e quindi un peso molecolare
basso;
5) bisogna conoscere con precisione la
polarità ionica della sostanza;
6) i tempi di trattamento devono sempre
essere abbastanza lunghi, non meno di 30
minuti e gli elettrodi utilizzati ben lavati
con acqua distillata o a
bassissimo residuo fisso;
7) il livello di densità della corrente deve
essere adeguato (1-5 mA in base alla
superficie dell'elettrodo).
Un esempio di prodotto adatto al
trasferimento con le metodiche di cui sopra,
è il sodio ialuronato puro
in soluzione acquosa a basso peso
molecolare perché:
1) si tratta di un
sale dell'acido ialuronico che per
dissociazione elettrolitica va posto al polo
negativo;
2) il basso peso molecolare consente alla
sostanza di poter essere trasferita,
attraverso i pori delle ghiandole
sudoripare, pilifere e sebacee,
in modesta quantità, nel
sottocutaneo;
3) Il trattamento deve essere protratto a
lungo, almeno 10/15 sedute in quanto il
livello di trasferimento attraverso la cute
risulta comunque basso anche se le sedute
superano abbondantemente i 30 minuti perché
la corrente continua produce,
indipendentemente dal prodotto, con tempi
prolungati, un
restringimento dei pori.
Per ovviare all'effetto di restringimento,
dovuto alla corrente, si utilizza
l'elettroporazione
che, invece della corrente continua,
utilizza corrente pulsata unidirezionale a
bassa frequenza, con onde rettangolari.
Questa metodica consente di aumentare la
permeabilità della membrana cellulare, di
indurre un rilassamento della muscolatura
degli annessi cutanei nonché di ottenere una
discreta vasodilatazione.
Se poi, a quanto sopra, aggiungiamo un
effetto diatermico con frequenze di
500 Khz o più, otteniamo la cosiddetta
radiofrequenza che produce un
riscaldamento degli strati dermici
aumentando il metabolismo locale e, nel
tempo, uno stimolo alla produzione endogena
di collagene ed elastina. Spero di essere stato sufficientemente
chiaro, nessuna metodica è miracolosa! Se le
rughe sono comparse ormai da 20 anni, senza
fare alcunché, non si può pretendere che
migliorino in 10/15 giorni.
B.Serpieri - 21/12/2016 -
I raggi
solari e la pelle, S.P.F. (Sun Protection
Factor)
Guardando confezioni di creme giorno e
prodotti solari, spesso ci si imbatte nell'SPF,
numero misterioso che indica
il fattore di protezione dai raggi solari.
Ma che sta ad indicare questo numero, 15,
30, 50, ecc. e da cosa ci si protegge? Cosa
contengono i raggi solari?
La luce è parte della radiazione
elettromagnetica in un determinato arco di
frequenza.
Cioè la differenze tra le onde radio e/o Tv
e la luce sta nella frequenza. Più alta è la
frequenza più alta è
l'energia, esempio i raggi x , gamma, ecc.,
sono ad alta energia.
Per intenderci, con un esempio banale, più la punta o
la lama di un coltello è appuntita/affilata,
più potrà provocare ferite
gravi.
Infatti la radiazione solare contiene buona
parte dello spettro della luce visibile,
dalle frequenze più basse,
l'infrarosso, a quelle più alte,
l'ultravioletto e poi più su fino ai raggi
gamma.
(argomento trattato in occasione di un
corso)
Per nostra fortuna l'atmosfera trattiene
buona parte della radiazione solare
lasciando passare quasi esclusivamente
le radiazioni nell'arco del visibile: calore
e luce. E' un bene che sia così poiché, in
virtù della loro piccola
lunghezza d'onda ed alta frequenza, tali
radiazioni arrecherebbero gravi danni
all'organismo umano.
Anche se noi non riusciamo a vederla, ma
alcuni animali si, la radiazione luminosa al
suo estremo più alto contiene
raggi UVA ed UVB (Ultraviolet A e B).
Gli UVB, a frequenza più alta, sono in parte
trattenuti dalla fascia di ozono, dalla
troposfera e dalle nuvole.
Quando colpiscono l'organismo non riescono a
superare lo strato più superficiale della
cute. Tuttavia, in virtù
della forte carica energetica, i raggi UVB
sono piuttosto aggressivi e stimolano
l'abbronzatura.
Gli UVA, a frequenza più bassa, sono
trattenuti soltanto in minima parte
dall'atmosfera e dalle nuvole. Rispetto
agli UVB sono più penetranti, non provocano
ustioni e non abbronzano realmente. In
compenso, proprio per la loro
capacità di penetrare fino al derma,
accelerano i processi di invecchiamento
cutaneo.
Gli effetti degli UVA e degli UVB sul colore
della pelle sono dunque diversi:
gli UVA danno alla pelle una colorazione
effimera, di breve durata, dovuta
all'ossidazione della melanina già
presente nella cute al momento
dell'esposizione al sole. Questo fenomeno è
responsabile della precoce insorgenza di
un lieve imbrunimento, che compare dopo
poche ore dalla prima esposizione solare
estiva.
Se l'esposizione al sole continua, dopo
qualche giorno gli UVB provocano una
colorazione progressiva, responsabile
della vera e propria abbronzatura. Le
radiazioni UVB stimolano infatti la
produzione di melanina.
L'intensità degli UVA che raggiungono la
superficie terrestre rimane praticamente
costante durante l'anno.
L'intensità degli UVB è invece influenzata
da diversi parametri come la stagione, l'ora
del giorno, l'altitudine e
la latitudine.
Considerato che l'organismo è esposto ai
raggi UVA durante tutto l'arco dell'anno e
che proprio queste radiazioni
sono responsabili del photo-aging
(foto-invecchiamento), è fondamentale
attuare una protezione cutanea a 360 gradi.
Le creme protettive andrebbero infatti
applicate non solo d'estate, ma in qualsiasi
occasione in cui ci si esponga
alla luce solare.
Riferimenti
Il fattore di protezione solare.
E' un valore numerico che misura la capacità
protettiva del prodotto verso i raggi UVB.L’SPF è definito come il rapporto tra la
Minima Dose Eritematogena (MED) della zona
protetta dal prodotto e la
Minima Dose Eritematogena della zona non
protetta dello stesso soggetto. Il fattore
di protezione è molto
importante: quanto più è alto, tanto
maggiore sarà la quantità di raggi UV
necessaria per indurre un eritema sulla
pelle protetta. Un prodotto con SPF 30
significa che la dose di UV necessaria per
sviluppare un eritema con la
protezione è 30 volte superiore all’assenza
di protezione. Stesso ragionamento vale per
la protezione 50. Più è
elevato il valore di SPF, maggiore è la
percentuale di raggi solari filtrata dal
prodotto e la protezione garantita
alla pelle.
Riferimenti
Secondo La Commisione Europea:
Valore di SPF semplificato corrispondente,
da riportare in etichetta:
Protezione bassa 6, 10
Protezione media 15, 20, 25
Protezione alta 30, 50
Protezione molto alta 50+
L’indicazione della protezione contro i
raggi UVA.
Il fattore di protezione solare (SPF) fa
riferimento solamente ai raggi UVB ma anche
gli UVA possono essere nocivi.
Per questo la Commissione Europea raccomanda
che i prodotti solari siano in grado di
proteggere sia dalla
radiazione UVB che UVA.La Raccomandazione della Commissione Europea
del 22/6/2006 (EC 647/2006) prevede che il
valore minimo di protezione
UVA sia almeno di 1/3 rispetto all’SPF.
La Raccomandazione del 2006 ha stabilito che
nei prodotti che proteggono anche dai raggi
UVA, questa caratteristica
deve essere riportata in modo chiaro. Più
precisamente, se in etichetta è presente
l'indicazione UVA, significa che il prodotto
possiede anche la capacità di filtrare i
raggi UVA (rispettando il grado di
protezione previsto dalla Raccomandazione),
oltre i raggi UVB, fornendo quindi una
efficace protezione durante l’esposizione
solare.
Filtri solari.
Sono di due tipi, fisici e chimici. I filtri
fisici sono sostanze che agiscono
fisicamente riflettendo le
radiazioni, generalmente polveri e terre. I
filtri chimici, invece, ricalcano il
meccanismo della melanina, quindi
assorbono ' energia elettromagnetica ' e la
restituiscono sotto forma di altra energia a
frequenza più bassa, non
dannosa per la cute.
I filtri fisici sono quasi totalmente nel
cosiddetto eco-bio (Biossido di
Titanio,Ossido di Zinco, ecc.),
mentre quelli chimici quasi totalmente di
sintesi chimica e quindi non eco-bio.
I filtri UVB chimici possono essere derivati
dell'ACIDO AMMINOBENZOICO, DELL'ACIDO
SALICILICO, DELL'ACIDO
CINNAMICO, DELLA CANFORA, ecc. I filtri UVA
invece derivati del BENZOFENONE, del
DI-BENZOIL-METANO, ecc.
E' molto difficile che un prodotto solare
con buona protezione possa essere formulato
con un solo tipo di filtro,
in genere si ricorre all'associazione di più
sostanze. Se si rimane in casa o in ufficio o comunque
non esposti alla luce naturale diretta, è
inutile adoperare creme viso con
alta protezione, è più logico attuare un
procedimento sequenziale e cioè, una piccola
quantità di crema
solare viso alta protezione
con sovrapposta la crema giorno solita. Così
non si spalmano costantemente e tutti i
giorni sul viso sostanze che
hanno l'unico scopo di impedire gli UVA ed
UVB quando non ci sono con possibili
ricadute negative in senso
cosmetico.
B.Serpieri - 03/01/2017 -
I SET FARMONA
funzionali attivi: Antirughe, esfoliante,
schiarente, idratante.
La linea
Dermiss viso Farmona rappresenta un sistema
completo che racchiude in se la funzione
antirughe, schiarente, esfoliante ed in
parte idratante. A volte non sono
indispensabili tutte le quattro funzioni, in
particolare capita che si ha necessità di
un'azione specifica ad esempio solo
schiarente, allora basta utilizzare un set di
prodotti specifici unicamente per tale
funzione. Nel catalogo sono appunto
riportati quattro set viso con le finalità
di cui sopra. Ovviamente è bene riferirsi
anche ai periodi dell'anno, un set
rivitalizzante, la cui azione è
prevalentemente esfoliante, va usato nei
periodi autunno/inverno quando ci si espone
poco alla luce solare che risulta anche meno
intensa rispetto agli altri periodi
dell'anno. Ogni set si compone di due/tre
prodotti le cui modalità di
applicazione sono esaustivamente riportate
nel catalogo in 'descrizione' dei vari
prodotti. SET Schiarente:
REVOLU C WHITE
SET
Idratante:
HYDRA QUEST
SET
Rivitalizzante:AMBERRAY
SET
Antirughe:NEUROLIFT
Parliamo di detergenti.
La pubblicità eco-bio
pone al bando gli SLS(sodium lauryl sulfate)
e gli SLES(sodium laureth sulfate),
enfatizzando la bontà dei propri prodotti,
mediamente più costosi.Qui non voglio
esprimere giudizi su prodotti eco e non
eco-bio, ritenendolo un problema superato
dal fatto che perfino moltissimi prodotti
alimentari non sono eco-bio.Tutti i prodotti
detergenti, per detergere, devono contenere
tensioattivi, sostanze schiumogene
sgrassanti. E' proprio la capacità
schiumogena che rimuove lo sporco
emulsionandolo. Quindi l'ingrediente
principale di tutti i prodotti detergenti,
shampoo, bagnoschiuma, saponi, ecc. , deve
essere necessariamente un tensioattivo in
grado di legare lo sporco all'acqua
allontanandolo dalla pelle con il
risciacquo. Dunque i tensioattivi
devono essere presenti nei primi posti dell'INCI
di qualsiasi detergente. Quando si parla di
prodotti delicati poco irritanti significa
riferirsi a prodotti con capacità sgrassante
ridotta. Infatti è proprio la forza
sgrassante che è proporzionale
all'aggressività. Una profonda detersione
porta via buona parte del mantello lipidico
della cute e quindi può determinare
irritazioni, prurito e desquamazione
aumentata.
Riguardo
all'aggressività distinguiamo:
- sodium laureth
sulfate: poco aggressivo
- ammonium lauryl
sulfate: mediamente aggressivo
- sodium lauryl sulfate:
molto aggressivo.
Questo non ha
importanza perché, nei formulati finiti
pronti all'uso, ci sono molte sostanze, come
le betaine, che annullano o riducono
moltissimo questa aggressività.
Sodium Lauryl Sulfate (SLS)
e Sodium Laureth Sulfate (SLES) sono
tensioattivi anionici che hanno una capacità
lavante molto elevata: ciò li rende i
tensioattivi primari per eccellenza.
All’interno dei vari detergenti, sono
associati ad uno o più tensioattivi
secondari (più delicati) per detergere
efficacemente senza aggredire la cute. La
schiuma sarà molto più delicata e l’azione
lavante ridotta.
Il Sodium Lauryl
Sulfate (SLS) è un tensioattivo anionico
primario con un’eccellente capacità
schiumogena e sgrassante ma anche con un
potere irritante molto elevato. Per queste
caratteristiche le aziende produttrici di
cosmetici (italiane ed europee) non usano
quasi più lo SLS ma prediligono lo SLES,
meno aggressivo.La presenza dello SLES non
rende un detergente inadatto alla pelle
sensibile.
Il Sodium Laureth
Sulfate (SLES) è il tensioattivo primario
usato nella maggior parte dei comuni
detergenti per viso, mani, corpo e capelli.
Il suo basso costo e la capacità detergente
sono i suoi punti di forza. In etichetta,
nella lista INCI di un comune
detergente/shampoo, si può ritrovare lo SLES
subito dopo l’acqua seguito da
Cocamidopropyl betaine, Coco-betaine,
Cocoamphodiacetate e/o Coco-glucoside.
Questi ultimi (ma non solo questi),
combinati in vario modo, sono i tensioattivi
secondari che servono a ridurre
l’aggressività dello SLES.
Lo SLES è un
tensioattivo di origine chimica e, in quanto
tale, ha una scarsa biodegradabilità e
quindi non fa bene all’ambiente. Non è,
però, un pericolo per la salute della pelle
o dei capelli. La presenza dello SLES non
rende il cosmetico un cattivo prodotto. Se
un cosmetico è ben formulato e lo SLES è
bilanciato dalla presenza di ottimi
tensioattivi secondari e da ingredienti
idratanti, lenitivi e protettivi, non ci
saranno problemi per la salute di pelle e
capelli. Ognuno di noi ha una tollerabilità
cutanea diversa e il Sodium Laureth Sulfate
non crea alcun problema alla maggior parte
dei soggetti se i cosmetici che lo
contengono sono formulati ed usati in modo
corretto.
Lo SLES (che nei comuni
detergenti lo trovi solitamente al secondo
posto, subito dopo l’acqua) non deve essere
mai seguito dal Sodium Chloride (sale da
cucina) utilizzato come addensante. Questo
ingrediente, nella lista INCI, deve trovarsi
dopo un tensioattivo secondario (quindi
almeno al quarto posto nella lista degli
ingredienti).
Uno shampoo privo di
tensioattivi anionici primari ha un potere
lavante notevolmente ridotto: dopo aver
lavato i capelli ci si può facilmente
ritrovare a fare i conti con una chioma poco
pulita. Lavare i capelli regolarmente con
shampoo a base di Sodium Laureth Sulfate non
secca i capelli né sgrassa eccessivamente il
cuoio capelluto. Anche shampoo per capelli
fragili o per bambini possono contenere SLES
ed essere usati con la giusta frequenza.
Sicuramente è fondamentale che dopo lo
shampoo si debba sempre usare un balsamo e
questa combinazione non è affatto casuale.
Il balsamo, infatti, ha il compito di
ripristinare lo strato lipidico del capello.
Se c’è la necessità di
lavare i capelli tutti i giorni, in questo
caso uno shampoo a base di SLES mal
formulato può sgrassare troppo i capelli e,
a lungo andare, seccarli.
Attenzione alle bufale!
Da un pò di tempo è
partita una campagna denigratoria contro SLS
e SLES da parte di sostenitori eco-bio,
frequentemente poco competenti sul piano
chimico cosmetologico e spesso supportati da
produttori che millantano l'eco-bio con
pubblicità ingannevole.
E' il caso di alcuni
shampoo, propagandati bio, che costano
mediamente dieci volte di più e contengono
Sodium Coco Sulfate.
Il Sodium lauryl
Sulfate (SLS) ed il Sodium Coco-Sulfate
(SCS) sono analoghi, quando non sono
praticamente la stessa cosa. Entrambi
possono essere alkyl solfati ricavati
dall’olio di cocco.
Il Sodium Lauryl
Sulfate è il principale costituente del
Sodium Coco-Sulfate.
Se l’SLS può richiedere
qualche prudenza formulativa a causa del suo
potenziale irritativo, il SCS non è da meno
e dichiarare che un cosmetico è SLS FREE,
quando contiene SCS è palesemente scorretto.
Indipendentemente dal
fatto che la campagna di disinformazione
contro il Sodium Lauryl Sulfate abbia
creato molti allarmi ingiustificati o
insensati, l’utilizzo in formula del Sodium
Coco-Sulfate, sembra servire solo a non
esporre il prodotto a critiche da parte di
chi non sa che i due ingredienti sono, nel
bene e nel male, cosmetologicamente analoghi
e che l’SCS è costituito principalmente da
SLS.
Vantare l’assenza di
SLS quando nella lista ingredienti compare
il Sodium Coco-Sulfate, per pubblicizzare
alcuni cosmetici, che siano eco-bio o non
eco-bio è indifferente, ma sembra proprio
una grande presa per i fondelli.